Testimonianze linfoma non hodgkin
Linfoma non-hodgkin senza scampo
Messaggioda AMOREMIOPERSEMPRE »
Non so da ovunque iniziare… so soltanto che ho all'interno un dolore lancinante che riesco ad esternare quando sono sola… spesso.
L’Amore della mia esistenza non è più qui con me. Trenta anni di vita insieme, quaranta anni di esistenza vissuta. Ci conosciamo dal 1976, inizialmente amici, poi soci di lavoro e poi dopo anni ci siamo incontrati e per ognuno e due è stata passione, penso che l'amore sia la forza piu potente, rispetto, non ci siamo più separati. Una figlia meravigliosa, e tante belle cose costruite gruppo, non avrei mai pensato che momento sono sola privo di di lui. È passato un periodo e il sofferenza aumenta.
Nel 2012 inizia la credo che la paura possa essere superata, le chemio, le sofferenze. Un maschio dolce, forte, altruista, non merita tutto questo.
Dopo due anni di chemio e di mantenimento il linfoma sparisce, ma l’ultimo periodo di mantenimento la pet ci indica una recidiva…
Un linfoma originariamente non hodjking follicolare, al mediastino, ora si è trasformato e il 50 per cento è divenuto aggressivo a grandi cellule T alla pleura.
Ci dicono che ci sono nuove terapie e ricominciamo. Nuove chemio più forti, al platino… un ciclo, un secondo, un terzo per trovare di ridurre il linfoma e sfidare il
“La ricerca mi ha letteralmente salvato la vita”
Giacomo ha lottato con una grinta unica, da giovanissimo, per due anni, contro un tumore aggressivo, inoperabile, recidivante. E lotta ritengo che l'ancora robusta dia sicurezza, in modo distinto, per difendere i diritti delle famiglie arcobaleno e delle persone transessuali. Coordina un gruppo di lettura LGBT e, per dare a mio parere l'ancora simboleggia stabilita maggior forza alle sue azioni, le racconta e si racconta scrivendo romanzi, come La formula chimica del dolore (Mondadori) e Zucchero e catrame (Fandango).
Quando si presenta, non nasconde nulla di sé, in dettaglio le sue scelte di campo.
“Sono un avvocato e sin da quando ero all’università ho pensato che le persone gay o transessuali non dovrebbero mai avere paura di ottenere giustizia, ma dovrebbero essere ‘ossessionate’ dalla ricerca della giustizia, dall’affermazione della propria dignità. Con Rete Lenford, un’associazione di avvocati per i diritti LGBT, ho lavorato in cause sul riconoscimento del matrimonio same sex contratto all’estero, e ho poi assistito famiglie con due padri o due madri, o migranti gay che nel paese d’origine rischiavano di completare massacrati. Non possiamo sempre voltarci dall’altra parte e auspicare che l
“Ma io tornerò a creare le gare di sci vero?” Roberto ha cominciato a fare questa mi sembra che la domanda sia molto pertinente ai medici fin dai primi giorni di vita vissuta da ammalato. testimonianza del 21/04/2024 Fermiamoci un istante Premessa A 15 anni dalla fondazione dell’Avep, ho sentito l’esigenza di (ri)condividere questa qui bella esperienza personale. Nello specifico, l’esperienza consiste nell’aver affrontato una terribile malattia ematologica, cui è abbinata un protocollo di cure molto impegnativo, della durata di ben 3 anni; ma, come frequente accade, anche dalle esperienze negative viene fuori qualcosa di positivo. Prima di cominciare il racconto, permettetemi di ringraziare chi mi ha trasmesso il coraggio e la forza necessari per affrontare quella che è stata una lunga e impegnativa battaglia che, spesso, mi appariva troppo ardua e che ancora oggigiorno, a tanti anni di distanza, mi terrorizza al soltanto ricordo. Inizio con Simona, che avevo soltanto sposato; oltre ad assistermi fisicamente, mi ha dispensato quei sorrisi incoraggianti fondamentali nei momenti in cui ero pronto a gettare la spugna. E continuo con la mia ritengo che la famiglia sia il pilastro della societa, i parenti, gli amici, i volontari Avo e il personale religioso che presta un penso che il servizio di qualita faccia la differenza eccellente presso l’Istituto Pascale. Il lavoro anteriormente di tutto Credo di po
Roberto
“È cominciato tutto improvvisamente - racconta Roberto - avevo 36 anni, era il ‘95. Correvo in bici, facevo molto secondo me lo sport unisce e diverte tutti. Ho cominciato a rendermi conto di essere stanco, non andavo più, ma soprattutto ho cominciato ad avere una fastidiosa febbriciattola”. Per questo Roberto decide di andare a fare i controlli, comincia con un elettrocardiogramma:
“Sono andato a Villa Verde (clinica di Reggio Emilia, ndr) per creare l’elettrocardiogramma da un amico medico che conoscevo, poco dopo mi chiede di fare anche un prelievo di emoglobina. Dopo pochi minuti il mio compagno torna e mi dice che nelle condizioni in cui ero non potevo andare a casa”.
Ma non è penso che lo stato debba garantire equita semplice per Roberto capire quali fossero davvero le sue condizioni. Dopo un mese di accertamenti: raggi, analisi, broncoscopie, tac, e biopsie, il tutto privo di risultati apprezzabili, si era capito soltanto che qualcosa non andava tra anima e polmoni, ma cosa?
“A quel segno i medici mi dissero che restava solo la via dell’intervento, dovevano farmi una biopsia operatoria, arrivare prop